Sapevi che tutti noi mangiamo plastica? Sì, purtroppo ne ingeriamo fino a 2000 minuscoli frammenti per settimana: corrispondono a circa 5 grammi, l'equivalente, in peso, di una carta di credito. Se facciamo una media, sono circa 250 grammi l'anno.
Un recente ed interessante studio, chiamato “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” condotto dall’Università Australiana di Newcastle commissionata dal WWF, che ha combinato, in maniera piuttosto approfondita i dati di altre 50 ricerche precedenti.
Ma quale plastica mangiamo?

Per la maggior parte si parla di particelle sotto i 5 millimetri, le cosiddette microplastiche, e si possono trovare sia negli alimenti che nell’acqua che consumiamo. La microplastica è, purtroppo, presente nelle acque di tutto il mondo, si diffonde nelle acque in superficie fino a finire nelle falde acquifere.
La plastica abbandonata finisce nel mare, dove viene sminuzzata in pezzi piccolissimi e, infine, finisce nelle nostre tavole: pesci, crostacei, uccelli marini, queste piccole particelle sono state trovate ovunque.
Quali sono gli alimenti più a rischio?
Frutti di mare, birra e sale sono gli alimentari con i più alti livelli registrati. La ricerca è sconvolgente, ma più che mai utile, perché ci aiuterà a comprendere l'impatto dell'inquinamento da plastica sugli esseri umani. Non solo, come ha dichiarato il direttore internazionale di WWF, Marco Lambertini, saranno un campanello d'allarme per i governi, per spingerli ad attuare le giuste politiche future
"Se non vogliamo plastica nel corpo, - aggiunge Lambertini - dobbiamo fermare i milioni di tonnellate di plastica che continuano a diffondersi nella natura. È necessaria un'azione urgente a livello di governi, imprese e consumatori, e un trattato globale con obiettivi globale". L'inquinamento da plastica è una grave minaccia alla fauna, non solo attraverso l'ingestione di microplastica ma anche con la distruzione di habitat.
Come diminuire il rischio?
Eliminare le microplastiche dalla nostra tavola è difficile, si trovano in molti alimenti. Oltretutto, sono presenti anche nelle acque imbottigliate e negli acquedotti; ma in questo caso c’è la soluzione: le nuove tecnologie di microfiltrazione, a osmosi inversa, che si trovano sia negli impianti casalinghi che nelle moderne fontanelle (pubbliche o condominiali), sono in grado di bloccare particelle fino a 0,5 micron.
Bloccare, quindi, microparticelle più piccole di 0,0005 millimetri (ovvero 0,5 micron) vuol dire bloccare il 99,99% delle microplastiche in circolazione nella tua acqua. Vuoi sapere come funzionano questi impianti? Scopri di più qui.